sabato 7 gennaio 2017

Inferno Novecento in Sardegna

Viaggio tra l'immaginifico poema di Dante Alighieri e le cronache del secolo breve con “Inferno Novecento” - uno spettacolo di Federico Tiezzi (da un'idea del giovane drammaturgo Fabrizio Sinisi) che affida a un interprete poliedrico e carismatico quale Sandro Lombardi (artista di spicco della scena italiana ed europea dagli inizi con Il Carrozzone all'epopea dei Magazzini Criminali) e all'eclettico cantautore, attore e scrittore David Riondino il compito di guidare gli ascoltatori alla scoperta di insospettabili analogie tra il Medioevo e l'oggi.
L'affascinante pièce (già applaudita a Nora per il Festival La Notte dei Poeti nel 2015) ritorna nell'Isola sotto le insegne del CeDAC,  nell'ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna: dopo la prima  domenica 8 gennaio 2017 alle ore 21,00 all'Auditorium Comunale di Arzachena (dove inaugurerà la Stagione di Prosa e Musica 2016-17), sarà in scena martedì 10 gennaio alle ore 21,00 nel Padiglione Tamuli delle ex Caserme Mura di Macomer, mercoledì 11 gennaio alle ore 21,00 al Teatro Grazia Deledda di Paulilatino (per il primo appuntamento della Stagione di Prosa Musica e Danza) e infine giovedì 12 gennaio alle ore 21,00 aprirà il cartellone al Teatro Civico Oriana Fallaci di Ozieri.
“Inferno Novecento” ripercorre la storia e le storie del ventesimo secolo sulla falsariga della “Commedia” dantesca, mettendo a confronto umane passioni, vizi e virtù dell'Italia nell'età dei Comuni e degli scontri tra Guelfi e Ghibellini  evocata dal sommo poeta con le vicende travagliate degli ultimi cento anni – tra guerre e rivoluzioni, fermenti culturali e artistici e mutamenti del gusto e del costume – descritti dalle grandi firme del giornalismo.
Un'antologia in versi e in prosa –dove gli icastici endecasillabi riuniti in terzine incatenate si alternano agli articoli e i reportages nello stile incisivo ma talvolta venato di lirismo di quotidiani e riviste – per un'inedita discesa agli inferi tra le insidie e i tradimenti, le efferatezze e le gesta eroiche  del recente passato. La pièce mette a nudo attraverso liberi accostamenti e contrasti la grandezza e la caducità dei miti e delle personalità di oggi e di ieri, offrendo nuove chiavi di lettura del poema e svelandone la potenza allegorica e il significato universale in rapporto all'attualità.
Se gli sventurati amanti Paolo Malatesta e Francesca da Rimini – vinti da quell'«Amor, ch'a nullo amato amar perdona» - trovano una perfetta corrispondenza nella vicenda di Lady Diana e Dodi Al Fayed, con l'amaro epilogo di una moderna fiaba da tabloid, l'“Inferno” offre molteplici spunti ed esempi con cui interpretare il secolo appena trascorso – dalle stelle della cultura pop alle dive del cinema, fino alla (ir)resistibile ascesa di sanguinari tiranni. «Per me si va ne la città dolente,/ per me si va ne l'etterno dolore,/ per me si va tra la perduta gente» recita la nota iscrizione, ultimo avvertimento per l'incauto viandante che si accinge a penetrare oltre il mistero dell'aldilà per ritrovare nella simbologia del sapere filosofico e teologico medioevali una imperitura città dei morti perfettamente speculare alla sovrastante città dei vivi.
Varcata la fatale soglia inizia un cammino tra i dannati della “Commedia” e le icone del Novecento  - così il suicida Pier delle Vigne si raffronta con la splendida e infelice Marilyn Monroe e con l'eroina della rivoluzione cubana Haydée Santamaria, mentre Pier Paolo Pasolini – intellettuale e poeta - si riscopre moderno erede di Ulisse – con identica brama di sapere e analoga, tragica fine,  pagando a caro prezzo il coraggio delle proprie idee. «Li accorgimenti e le coperte vie/ io seppi tutte, e sì menai lor arte,/ ch'al fine de la terra il suono uscie» si vanta Guido da Montefeltro, valente condottiero e ancor più abile politico, e un avversario perfettamente all'altezza è Giulio Andreotti, nell'inquietante ritratto firmato da Oriana Fallaci.
Tra gli eroi in negativo – i dittatori “violenti contro gli altri” del Canto XII - spicca Saddam Hussein con la sua emblematica fine – mentre la ferocia incarnata dal Conte Ugolino e dai suoi nemici trova un'eco terribile nelle orribili gesta dell'Isis – quasi a conferma dell'assioma per cui la storia si ripete ciclicamente, con nuovi carnefici e nuove vittime. Tra le icone del pop brilla la stella di Andy Wahrol accanto a Lou Reed – nel racconto di Fernanda Pivano e il percorso tra visioni infernali e cronache recenti si compie fino al consueto «uscimmo a riveder le stelle», che si trasforma in acceso pamphlet con le purtroppo attualissime riflessioni della Fallaci ne “La rabbia e l'orgoglio”.
Le parole ispirate della poesia e le verità spesso crude della cronaca si intrecciano alla musica, in uno spettacolo volutamente essenziale, incentrato sul suono e il significato delle terzine e degli scritti giornalistici, sulle emozioni e le immagini suggerite dagli autori, in un ardito ma felice accostamento tra la lingua di Dante e lo stile di Aldo Cazzullo, Oriana Fallaci, Rossana Rossanda, Fernanda Pivano e  Giovanni Grazzini.

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